UNA BELLA SIGNORA: monte Velino
Direttissima per il Monte Velino (catena Sirente-Velino). La bella signora, in un afoso sabato d’estate, è la vetta raggiunta.
Trentotto gradi, un’aria dorata ed effervescente. Sotto il sole infocato emanava un muscoso odore di
femmina. Era realmente il mio amore infantile, un versante ripido e assolato, costellato
da balze rocciose di calcare compatto, e una mitica fenditura ad aspettarmi che non avevo mai visto così da vicino
coperta com’era da uno strato sottile di verde eccitazione.
Avrei voluto affondare il naso in quell’umido tappeto di gigli che la ricoprivano,
ed emettere suoni strozzati di scoperta e gioia. Non c’erano dubbi: il calore irradiò da
Lei quasi immediatamente una vibrazione, una di quelle pronte e palpabili sensazioni di rapporto
che si hanno raramente nella vita.
Stavolta non c’erano incertezze, avrei vissuto le battaglie e
le gioie di una difficile conquista, e tra qualche ora, con la stessa ineluttabilità della passione, sarei stata sopraffatta
dalla gioia folle di quel corpo roccioso di femmina sotto il mio sguardo.
In maniera pacata ed esplorativa avrei assaporato tutte quelle esperienze fisiche che,
fino a qualche anno fa, esistevano solo nella mia mente come una vasta e troppo sfogliata enciclopedia
dell’avventura.
E agitavo piedi e mani. Erano preliminari confusi e un insieme di tattiche e timori spesi per quelle lunghe pareti fuse che fluivano tra le lance appuntite di quel bastione crestato
di roccia.
Pura essenza del desiderio la sua roccia nuda e salda era per me un accesso di passione, o semplicemente il mio impressionabile cervello all’età di trent’anni.
Soggiogata da un senso di godimento imminente ero in bilico tra estasi e voglia frettolosa di placare il sentimento di vetta. Nuvole cremose avanzavano quando la mia gioia traboccò e si trasformò in un rivolo che con lo sguardo inondò tutti gli spazi carnali di quella vetta.
L’enorme quantità di energia che avevo immagazzinato e la sua invasione nelle mie fantasie avevano, ora, persino il potere di spingermi oltre, quasi a cercare una qualche altra ir-raggiungibile meta.
Avevo stabilito tempi e ritmi della mia ascesa consentendomi che
gli eventi marciassero in un’ordinata progressione fin verso l’apice. Per aumentare il piacere ero
stata dunque più che disposta ad aver pazienza, e ad attendere l’arrivo alla seducente signora che si trasformò
d’un tratto in un gradevole ghiacciolo. Mi ravvivò lo spirito godere di un puro amalgama di felicità fisica e spirituale.
Restai in silenzio a contemplare valli e ghiaioni. Fu una vertiginosa velocità di emozioni.
Il tempo assunse la forma
di quella roccia.
Voglia di Velino? Cerca qui il tuo cammino: montinvisibili.it.